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Torino, capitale europea dello sport?

Purtroppo no. La risposta è scontata sebbene nel 2015 la città si fregi davvero di essere la Capitale europea dello sport. Chi vive lo sport di base però sa bene quanto questo sia lontano dalla realtà.

Nella Circoscrizione 2 gli spazi per lo sport (calcio e bocce a parte) sono sostanzialmente da ricercarsi nelle palestre scolastiche. Qui la situazione generale di manutenzione è molto carente. Non è possibile l’accesso del pubblico e la maggior parte dei campi non è omologata per gare agonistiche dalle federazioni sportive. Molte strutture sono fatiscenti e in degrado, spesso le stesse condizioni igieniche e di sicurezza sono inadeguate. Ad ogni precipitazione atmosferica, i corridoi di accesso delle Palestre Modigliani e Alvaro diventano inagibili per la percolazione di acqua in diversi punti. I dirigenti scolastici non hanno mezzi ma su di loro ricadono le responsabilità. Come conseguenza nelle palestre Casalegno, Chiovini, Mazzini e Sclarandi sono state smontate, per ragioni di sicurezza, tutte le attrezzature sportive (canestri, reti volley, spalliere…) lasciando le palestre ‘nude’ e quindi non utilizzabili per sport di squadra. Una recente normativa prevede che i defibrillatori semiautomatici debbano essere posizionati anche negli impianti sportivi ma quelli della Circoscrizione ne sono sprovvisti. Uniche eccezioni le palestre dove associazioni e/o gruppi di genitori hanno provveduto ad installarli a proprie spese.

La situazione ha delle difficoltà oggettive ma è chiaro che si è incancrenita a causa dell’incapacità, e forse disinteresse, di chi ha amministrato la città e la circoscrizione. La maggioranza che governa Torino da 23 anni, non è mai andata oltre le promesse elettorali e, stante la situazione, è difficile accettare di sentirsi dire che non ci siano responsabilità dopo tutto questo tempo.

L’attuale Presidente della Circoscrizione Punzurudu, nell’intervista rilasciata a La Stampa pochi giorni dopo l’elezione, aveva addirittura promesso che “In tre anni si dovrebbero avere tutti gli impianti messi a posto e utilizzati dal territorio.” I tre anni sono ampiamente trascorsi e non si è visto quasi nulla. L’ex Presidente Stara aveva promesso (prima delle elezioni regionali) la riapertura della palestra dotata di tribune per spettatori in corso Tazzoli (ad uso dell’ex Liceo Majorana) per gennaio 2011 mentre è ancora in stato di abbandono.

Ci sono per fortuna esempi in controtendenza che dimostrano ancora più che qualcosa si potrebbe fare. La Città Metropolitana di Torino ad esempio ha recentemente ristrutturato le palestre dell’Ex Valletta, modeste nelle dimensioni ma ora decorose e idonee all’utilizzo sportivo non agonistico.

La Piazza ha denunciato lo stato di cose fin dall’inizio della legislatura con interpellanze discusse in Consiglio. Ogni volta grandi promesse del coordinatore di turno, seguite dal nulla. Alle prime interpellanze cadute nel vuoto, abbiamo fatto seguire la proposta (tramite mozione in Consiglio) di creare un tavolo sport. In parte per riprendere un progetto che negli anni 2005-2010 aveva consentito di mettere in rete le esperienze delle principali associazioni sportive del territorio, con interessanti ricadute sociali, e in parte per affrontare di petto la situazione di degrado dell’impiantistica sportiva. La mozione è stata prima bocciata dalla maggioranza, poi ripresa e annacquata ma alla fine, nel 2012, il tavolo è stato istituito. Purtroppo però si è rivelato un fuoco di paglia e da allora si contano sulle dite di una mano le riunioni e non servono dita per contare le azioni intraprese.

In questi mesi l’attenzione è catalizzata dalla riforma del decentramento che potrebbe portare qualche miglioramento anche alla gestione degli impianti sportivi. Le future circoscrizioni ad esempio potranno gestire in autonomia le concessioni dirette pluriannuali e in esclusiva ad associazioni sportive. Una nota positiva? Dipende. Se il risultato sarà di esportare alle palestre scolastiche il clientelismo oggi esistente attorno alle concessioni dei campi da calcio, allora assolutamente no. Oggi, infatti, il calcio (in compagnia delle bocciofile) vive un mondo a se. I campi sono comunali ma dati in concessione pluriannuale ad associazioni sportive. La concessione tipicamente prevede che il concessionario si faccia carico di lavori di riqualificazione.

Altrettanto tipicamente, per qualche ragione non chiara, in molti casi i lavori non si fanno e la concessione viene prorogata in attesa dei lavori (si veda a esempio i campi Nitti). Un bel serpente che si morde la coda nel quale l’interesse di pochi gestori (che con l’associazionismo sportivo forse non hanno molto da spartire) fa il paio con quello del politico interessato a mantenere rapporti con una parte di elettorato. Se il modello è quello, siamo messi male.

Missione impossibile? Forse no. Servono interventi capillari ma serve soprattutto comprendere il problema e mettersi al servizio di associazioni e cittadini.

Il laboratorio politico della Piazza aveva individuato diverse linee di azione possibili. Con l’aiuto di associazioni sportive vere, avevamo capito che occorre specializzare le palestre scolastiche. Destinando all’uso sportivo specialistico e agonistico alcuni spazi e amatoriale altri, le strutture potrebbero essere ristrutturate (magari destinando a tal fine parte del ricavato dall'affitto) tenendo conto dell’attività prevalente (agonistica o amatoriale) per cui sono destinate e consentendo di rispondere alle reali esigenze degli utenti. Ci eravamo addirittura spinti ad ipotizzare la nascita di “Palasport di quartiere” dove singole discipline sportive potessero trovare le strutture adatte riducendo le interferenze (ad es. Palestre Alvaro per la pallacanestro, Modigliani per la pallavolo, Sebastopoli per la Pallamano, ecc.). Il coordinatore PD Maseri, in risposta alle interpellanze della Piazza, ha anche affermato di volerlo fare, salvo rimandare ogni volta alla stagione successiva… peccato che ora la legislatura sia finita.

Bisognerebbe rivedere le modalità di assegnazione delle palestre (oggi un dogma intoccabile), in modo tale da consentire una più efficace pianificazione da parte delle associazioni e un uso più appropriato delle strutture.

Proponevamo di rinforzare il legame tra le società sportive e il territorio, valorizzando l’esperienza del Tavolo Sport che fu, per recuperare tramite collaborazioni associazioni-scuole momenti di progettazione comune e iniziative di complemento alla didattica. Si pensi ad esempio ai Piani di Offerta Formativi delle scuole che oggi sono spesso appannaggio dei ‘professionisti del parcheggio’, ‘associazioni’ che offrendo la possibilità di intrattenere i ragazzi oltre l’orario di uscita dalle scuola hanno costruito un piccolo business.

Grazie alla nostra insistenza qualche intervento è stato realizzato (es. miglioramento impiantistica alla Alvaro e Modigliani, comunicazione scritta delle pre-assegnazioni) ma per lo più abbiamo dovuto assistere ad una inerzia ingiustificata e ora siamo a fine legislatura. Un’opportunità per gli elettori, però bisogna coglierla… Nell’attesa, pochi giorni fa abbiamo presentato una nuova interpellanza la cui principale domanda è emblematica: perché non siamo riusciti a sfruttare l’evento di Torino capitale europea dello sport per dotare la città di impianti sportivi di base dignitosi, se non di livello europeo almeno pari a quelli che sono presenti nei comuni dell’area metropolitana?




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