In questa settimana Torino ha dato il via alle Universiadi. Dietro
l'entusiasmo per l'evento sportivo, però, c'è un vuoto che non passa inosservato:
quello delle università. Già, perché pochi avranno notato l'assenza dei loghi
degli atenei piemontesi. E ancor meno, forse, si parla del malcontento
crescente tra gli studenti fuori sede, costretti a lasciare le residenze per
far spazio agli atleti, proprio nel pieno della sessione d’esame.
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Le Universiadi erano state promosse come una grande
occasione per potenziare le residenze universitarie e rilanciare il sistema
universitario torinese. Ma la promessa è stata rapidamente disattesa. Invece di
trasformare Torino in una città ancora più attrattiva per gli studenti, si è
preferito pensare agli eventi, senza investire veramente sulle infrastrutture e
sui servizi per la comunità accademica.
Eppure, il sistema universitario torinese potrebbe essere
una risorsa straordinaria per la città. Ma solo se lo si considera come una
vera opportunità di crescita. Non basta vantarsi di un numero di studenti che
cresce ogni anno se non ci sono investimenti concreti nella qualità della vita
studentesca.
Gli studenti non sono "clienti" da cui ricavare
solo profitti, con affitti esorbitanti e pochi servizi. Sono persone che
scelgono Torino per il suo sapere, per la sua cultura, per le sue opportunità.
E Torino deve imparare ad accoglierli, non solo a "ospitarli". Oggi
arrivano da ogni angolo del mondo: è fondamentale creare un ambiente che sappia
rispondere alle loro esigenze, che rispetti le differenze culturali e li aiuti
a sentirsi parte di un progetto più grande.
Ma non basta. La vera sfida è creare le condizioni per fare
in modo che non siano solo di passaggio, ma possano contribuire a costruire il
futuro della città, con una ricaduta di innovazione, cultura, sviluppo. Per
farlo, bisogna investire nella formazione, nell’innovazione, nelle
infrastrutture. E bisogna farlo con una visione a lungo termine, che veda
l’Università come un motore di sviluppo culturale ed economico.
Paradossalmente, le ATP hanno fatto meglio, dimostrando che si
può fare sistema anche al di fuori degli ambienti accademici. Le Universiadi,
oggi, sono sempre più lontane dal mondo universitario. Possiamo gioire per le
gesta atletiche, ma il vero lavoro comincia dopo. È tempo di voltare pagina e
cominciare a costruire una Torino che guarda al futuro con un vero spirito di
accoglienza e innovazione.
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